Quello del primo colloquio gratuito è un argomento molto delicato e quanto mai attuale nel panorama critico (economicamente parlando) che oggi vede il ricorso a un sostegno psicologico o psicoterapico come ultima spiaggia (se non un lusso del tutto evitabile). Per contrastare l’idea dilagante che associa un sostegno psicologico all’equivalente di un salasso finanziario, spesso gli studi offrono un primo colloquio a titolo squisitamente gratuito, in modo da potersi far conoscere da un numero maggiore di potenziali pazienti, attratti dalla gratuità del servizio. In questo modo si dà la possibilità a una persona indecisa se intraprendere o meno un percorso di sostegno psicologico, di valutare le capacità di un professionista e di comprendere se la sua situazione richieda o meno l’intervento di uno psicologo o altro specialista (psicoterapeuta, psichiatra, medico,…), il tutto senza mettere mano al portafoglio. Allettante!
Ma permettetemi di tornare alla mia vecchia e cara metafora del dottore-psicologo che tanto è piaciuta nel precedente articolo “Lo psicologo…questo sconosciuto”: siete mai stati da un oculista il quale vi ha offerto il primo incontro gratis? O da un dietologo? O comunque, vi siete mai imbattuti in qualsiasi altro operatore sanitario che offre qualche suo incontro a titolo gratuito? La risposta è, per la maggior parte dei casi ed escludendo i mesi della prevenzione, no. Questo perché? Beh, prima di tutto perché già il primo incontro potrebbe essere risolutivo di per sé e quindi, se l’operatore non si facesse pagare quell’appuntamento, finirebbe per lavorare sostanzialmente gratis. Inoltre, anche durante il solo primo incontro quel professionista lavora: raccoglie informazioni fondamentali per l’eventuale proseguimento della terapia, formula diagnosi o fa esami clinici/medici i cui risultati verranno restituiti negli incontri successivi. Come al solito, tutto ciò non è poi tanto diverso da quello che succede dentro le quattro mura di uno studio psicologico, eppure nella visione comune questa associazione fatica ancora a radicarsi.
E’ vero che molto probabilmente al primo colloquio da uno psicologo ne succedono poi degli altri (anche se non necessariamente questo accade, a volte può bastare anche solo un colloquio per definire il problema e trovare le risorse per affrontarlo autonomamente), ma è anche vero che durante questo primissimo contatto, lo psicologo lavora. Eccome se lavora! Anzi, è il momento più delicato e importante di tutto il percorso di sostegno, e non mi sto riferendo solo al lavoro psicologico, ma anche a quello dello psicoterapeuta. E perché non dovrebbe essere pagato? Per attirare più gente? Ma non è che i problemi psicologici si possano creare e “vendere all’ingrosso”. Se la gente è alla ricerca di uno psicologo vuol dire che il problema è già presente e probabilmente ben radicato. I problemi si hanno o no. Una coppia è in crisi, o no. Un genitore ha bisogno di uno spazio dove confidare le sue difficoltà e timori rispetto al figlio, o no. Un po’ come un dentista: o si ha una carie, o no. Se si ha la carie si va dal dentista e lo si paga per toglierla. Se si ha un problema psicologico si va da uno psicologo e lo si paga perché aiuti a trovare in sé gli strumenti con cui risolverlo. Può andarci bene al primo colpo e trovare il professionista giusto per noi, o può andarci male. In ogni caso quel professionista ha lavorato per noi.
Se già molti pensano che la psicologia non sia altro che “una chiacchierata piuttosto costosa”, i professionisti che offrono un primo colloquio gratuito (e come ho detto, ma ci tengo a sottolinearlo, per uno psicologo questo è tra tutti i colloqui il più difficile da condurre) di certo non aiutano a modificare questa idea e a sottolineare l’importanza e la serietà del proprio lavoro. Allo stesso tempo, visto che la terapia psicologica presuppone un coinvolgimento molto profondo tra professionista e paziente, vi deve essere la massima disponibilità da parte dell’operatore per farsi conoscere, dando la possibilità al futuro cliente di valutare se egli sia o meno lo psicologo adatto a lui. Ma come fare questo, senza sminuire il proprio lavoro?
Vi sono varie soluzioni a questo proposito. Quella che ho scelto io (e che quindi mi sembra la migliore) è quella di un incontro conoscitivo (preferibilmente telefonico) di circa 20 minuti precedente al primo colloquio vero e proprio. Questo sì che può essere gratuito. Non ha scopi terapeutici, ma “solo” conoscitivi. Se pensate che una telefonata non basterebbe per capire se uno psicologo fa per voi oppure no, vi invito a non sottovalutate le dinamiche che si possono instaurare anche in soli venti minuti di contatto telefonico con una persona. Una volta, ad esempio, ricevetti la telefonata di una signora che aveva già precedentemente chiamato il servizio dove lavoravo, ma desiderava parlare con un altro operatore poiché, durante la telefonata precedente, non si era sentita accolta come desiderava e mi chiese se fosse possibile evitare di prendere appuntamento con quel particolare professionista (che raramente aveva ricevuto critiche dai suoi pazienti). In seguito, quello stesso professionista mi confidò che durante la telefonata non si era sentito in sintonia con la signora in questione, nonostante avesse cercato di essere il più professionale possibile…ma tanto non si scappa. Se non nasce l’intesa, non la si può costruire, neanche volendo, e neanche avendo una sfilza infinita di colloqui o un intero piano tariffario gratuito.
Per restare fedele a questa idea, personalmente, ho fatto la scelta di far pagare anche il primo colloquio e di dare altri strumenti ai possibili pazienti per conoscermi, come l’incontro conoscitivo di cui ho appena parlato ma anche questo stesso blog che è di per sé uno strumento molto utile attraverso il quale comprendere chi sono, quali sono le mie idee e le mie tecniche, e come me molti altri psicologi si mettono in gioco in prima persona mettendo nero su bianco le loro impressioni e metodi di lavoro. Infine, anche i corsi che organizzo e che sono quasi sempre a titolo gratuito (poiché sovvenzionati da altri enti o organizzati grazie a dei bandi) possono essere un utile momento di confronto e di conoscenza tra possibili futuri clienti e il professionista (in questo caso, la sottoscritta).
Ora, non sto dicendo che i professionisti che adottano altre strategie, diverse dalle mie, stiano sbagliando. Hanno i loro motivi e le loro convinzioni che non è detto siano peggiori delle mie. Con questo articolo ho voluto dare degli spunti di riflessione a quelle persone che sono alla ricerca di uno psicologo o preda dell’indecisione. Io la mia idea l’ho espressa, ora tocca voi rifletterci sopra e scegliere.
Buona fortuna!
Credits: Foto font, Photo by Louis Hansel @shotsoflouis on Unsplash
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